Realtà e Percezione: come il cervello crea il mondo visibile

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Cosa accade nel momento in cui osserviamo qualcosa? La stiamo veramente guardando con i nostri occhi? Qual è la realtà?

La luce, che sia di una lampadina o quella solare, colpisce ogni oggetto che si trova nel raggio della sua traiettoria, per cui le particelle che formano un albero, una porta, un animale o una persona andranno ad assorbire parte dell’energia dell’onda elettromagnetica, riflettendo la parte rimanente.

Negli esseri viventi questo raggio riflesso andrà a colpire la retina, “sollecitando” le cellule nervose presenti in essa e scatenando una miriade di eventi chimico/elettrici al loro interno, a tal punto da portare alla formazione di una corrente elettrica che viaggerà attraverso i nervi. Nel giro di pochi attimi, questa corrente andrà ad attivare la zona del cervello adibita all’elaborazione e codificazione del segnale elettro/chimico proveniente dagli occhi (Corteccia Visiva), per creare in noi, a livello conscio, la scena che ci si presenta davanti, cioè quello che stiamo osservando.

Cos’è, dunque, a questo punto la realtà?

È energia.

Energia sotto varie forme, che si scontra, viene assorbita, trasformata e captata dai nostri recettori sensoriali per poi essere elaborata dal nostro cervello in ciò che a livello conscio definiamo realtà.

Quando guardiamo un fiore, ciò che vediamo è l’energia che viene riflessa dalla pianta; quindi potremmo immaginare che il colore reale della pianta sia diverso se non addirittura opposto rispetto a quello che stiamo vedendo. Si pensi, ad esempio, che un oggetto ci appare di colore nero quando ha assorbito completamente l’energia non riflettendo nulla; infatti il nero è ciò che vediamo al buio, in assenza di luce, quindi di onda luminosa che possa giungere alla nostra retina e darci un segnale visivo.

La realtà che noi vediamo è estremamente limitata rispetto alla quantità di informazione che la stessa luce è in grado di darci. Questo perché noi esseri umani siamo in grado di catturare solo una parte dello “spettro elettromagnetico”, chiamato appunto “spettro visibile”. Esso ricade tra il giallo e il marroncino, includendo tutti i colori percepibili dall’occhio umano che danno vita al fenomeno della luce. La lunghezza d’onda della luce visibile nell’aria, va indicativamente dai 400 agli 800 nm, ma altri esseri viventi posseggono dei recettori in grado di captare lunghezze d’onda differenti. Le api per esempio sono in grado di vedere un’altra regione dello spettro elettromagnetico, in particolare l’ultravioletto. Ai loro occhi, una margherita, per esempio, apparirà di diverse sfumature, formando dei cerchi di diversa intensità che come un bersaglio andranno a segnalare all’ape il punto dove colpire, dove si trova il polline. Per questo i fiori si sono adattati riempiendosi di “colori” non visibili a occhio umano con cui poter comunicare agli altri esseri viventi, rendendosi più appetibili.

 

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Come potrà quindi apparire la realtà agli occhi di un’ape?

Sicuramente differente rispetto alla nostra.

Ma questo non è ancora tutto. L’informazione visiva, viene captata ma soprattutto “elaborata” dal computer più sofisticato che esista: il nostro cervello.

Il cervello non funziona come una semplice telecamera, che registra una scena e ce la riproietta così com’è, ma lavora in sinergia con tutte le sue parti, per ottimizzare e decodificare ogni parte della scena che ci si presenta. Ci fa comprendere, per esempio, che una persona sta “camminando verso di noi” e non che la sua immagine diventa sempre più grande nel tempo. Crea dei forti programmi di riconoscimento di oggetti, persone ed animali, grazie ai quali siamo in grado di riconoscere un libro sia sotto il sole di mezzogiorno, che nella fioca luce del tramonto, nonostante i colori e la forma ci appaiano ben diversi.

E le sue potenzialità non si fermano qui: esso ci permette di riconoscere volti di persone e di comprendere la profondità dell’immagine, mostrandoci una realtà tridimensionale. Ci aiuta nel creare forti associazioni per cui un simbolo diventa parola e quindi altre immagini di fantasia. È in grado di connettere la vista di una foto o di un quadro con i nostri ricordi e con le aree cerebrali deputate all’emozione, facendoci commuovere o sgomentare a seconda di ciò che vediamo e di ciò che abbiamo vissuto.

Supponiamo che il nostro cervello non fosse in grado di svolgere tutte queste funzioni, per cui non potremmo percepire la profondità degli oggetti, i colori, i profumi ecc.: come ci apparirebbe allora la realtà? Senza il tatto gli oggetti sarebbero ancora solidi?

Ipotizzando che noi potessimo percepire i campi magnetici (come gli squali che posseggono i magneto-recettori), come sarebbe la realtà vissuta in un mondo dove i muri fisici della casa non impedirebbero di sapere quante persone ci sono nel salotto del vicino? Una realtà dove saremmo in grado di avvertire l’insieme di onde prodotte dai nostri cellulari che disturbano la nostra sensoria come l’acuto di un soprano farebbe per le nostre orecchie. A questo punto vorremmo tenerli ancora così vicini a noi, tanto da dormirci assieme?

Ed ancora mi chiedo, la scatola di informazioni che il nostro cervello ci propone ogni giorno, è davvero “Tutta” la realtà?

A questa domanda lascio rispondere le vostre menti.

Siamo soliti giudicare con facilità i gusti delle altre persone, non chiedendoci perché risultino così diversi dai nostri, nonostante siamo fatti in modo simile.

Eppure, per produrre una stessa proteina del nostro corpo, esistono moltissime variazioni di uno stesso gene, che lo rendono comunque funzionale, ma ne possono modificare la sensibilità a determinate reazioni chimiche; ciò fa sì che abbiamo differenti colori di capelli, degli occhi, e ugualmente anche il gusto o la capacità di sentire certi sapori è diversa da persona a persona. Dato, dunque, che il dolore, i sentimenti, le sensazioni fisiche, si basano sempre su molecole che formano il nostro corpo e il sistema nervoso, la realtà che io percepisco ed elaboro non è prettamente identica a quella delle altre persone attorno a me. Se aggiungiamo oltre ai fattori genetici anche quelli legati all’esperienza, al nostro vissuto, il tutto si complica maggiormente.

Anche i pensieri attuali (ciò che per noi è importante adesso) vanno ad influenzare la realtà che noi percepiamo.

Per chi non lo conoscesse, vi consiglio, prima di proseguire con la lettura, di svolgere l’esperimento sull’attenzione selettiva del Dr. Daniel J. Simons, che potrete trovare sotto forma di video liberamente su internet:  www.youtube.com/watch?v=wZBe7fR_8N4

Una volta effettuato potrete continuare la lettura.

In questo esperimento, circa la metà delle persone dicono di non aver visto l’uomo vestito da gorilla che attraversa il gruppo di giocatori.

Questo accade perché, nonostante i nostri occhi captino l’intera scena, il nostro cervello seleziona ciò che per noi è importante e porta tutto il resto a livello di sfondo. Quindi per quanto noi vediamo tutto quello che abbiamo davanti, a seconda del nostro livello di attenzione, a livello coscio percepiremo invece solo alcuni particolari di ciò che vediamo e il resto sarà come invisibile.

Si pensa che questa capacità si sia sviluppata già nell’età della pietra, dove l’uomo dedito alla caccia e alla raccolta di frutti si trovava a dover sopravvivere in luoghi come le foreste, piene di informazioni tali per cui trovare un frutto o una preda non è tanto semplice se si deve dare attenzione ad ogni cosa che si vede. Per questo il nostro cervello si è evoluto di modo da portare la nostra attenzione immediatamente verso ciò che noi desideriamo. Se, per esempio, cercassimo della frutta in un bosco pieno di alberi, quando la scena visiva porterà al nostro cervello l’immagine di qualcosa che è associabile a una mela, a livello conscio noi non noteremo più le ghiande, il bruco sulla foglia, le formiche sul tronco dell’albero vicino a noi, ma vedremo subito l’albero di mele.

Questa è una splendida funzione che oggi può essere un’arma a doppio taglio, in quanto se si è in uno stato di tristezza, di depressione, dove si pensa in continuazione in modo negativo a ciò che non si vorrebbe nella propria vita, il nostro cervello, essendo una macchina biologica, un vero e proprio computer, elaborerà il pensiero negativo e se una persona pensa in continuazione “io odio il verde”, starà inserendo nel suo cervello il comando “Verde”, non il blu, il giallo o altri colori che possano piacergli; pertanto il cervello, da bravo computer, ritrovandosi a vedere ovunque, in continuazione il colore verde, alimenterà il pensiero e sentimento negativo dentro di sé come se ricevesse il comando “poni l’attenzione sul colore Verde” e così sarà. Infatti, ciò accade anche al contrario: se si pensa a cose positive il nostro cervello porterà la nostra attenzione verso ciò che ci piace.

E così vale per ogni cosa, anche per la più banale, come il periodo in cui si vedono ovunque donne incinte, o coppie di innamorati quando lo vorremmo essere noi.

In conclusione, è importante fare attenzione a ciò a cui stiamo pensando, perché è la bussola che dirige la nostra vita!

La realtà che noi percepiamo in ultima analisi, non è mai assoluta; è meglio definibile come relativa, dettata dal tipo di macchina biologica di cui siamo in dotazione (il nostro corpo), dalle esperienze di vita, dai desideri del momento e tanto altro ancora di cui non ci accorgiamo minimamente.

 

 

Lincea A.

 

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5 Commenti

  1. Quest’argomento mi ha sempre dato molti spunti di riflessione.Ho sempre pensato che ognuno di noi sente e vede qualsiasi cosa, un colore ad esempio, a modo suo. Quello che tutti definiscono “verde” magari io lo percepisco nel modo in cui un’altro definisce il marrone e viceversa! Siamo talmente diversi in ciò che percepiamo nella realtà circostante che credo sia un ipotesi plausibile e questa cosa mi affascina in un modo incredibile!Siamo tutti unici e diversi ma contemporaneamente uguali nelle esigenze e bisogni fisici.

  2. Questo articolo è interessantissimo! E sono assolutamente d’accordo con te! Alle superiori il prof di chimica ci diceva cose simili, lui ci faceva esempi simili per farci capire che il nostro cervello non può comprendere una realtà che ha più di 4 dimensioni, perché siamo limitati e quindi non possiamo comprendere cose come muovere il tempo a nostro piacimento o vedere altre dimensioni. Sarebbe come cercare di spiegare ad un treno che può spostarsi solo in avanti e indietro che ci si può spostare anche verso l’alto. Lui non lo può fare e quindi non lo comprende. Chi invece vive la dimensione del tempo come le altre dimensioni può muoversi in avanti e indietro come può camminare in avanti e indietro lungo una stanza, è la stessa cosa, ma noi non possiamo capirlo e quindi per noi è assurdo. Noi percepiamo la realtà con cinque sensi, che ci permettono di vedere un numero limitato di lunghezze d’onda, quelle del visibile, e possiamo percepire come calore l’infrarosso. Tutte le altre onde noi non le percepiamo in nessun modo e quindi diremmo che non ci sono e invece sì, sono lì! Tutto questo è fantastico, ci fa capire che c’è molto di più, non solo ciò che si può percepire. Inoltre è possibile allenare il nostro sesto senso (inteso come intuizione, ma non solo) per poter aumentare il nostro livello di comprensione di ciò che ci circonda (dopotutto ce l’abbiamo, fa parte di noi). Ho trovato a questo proposito molti articoli interessanti sul sesto senso su Accademia di Coscienza Dimensionale.

  3. La percezione è un potente processo di trasformazione svelandoci in modo diverso la coscienza

  4. Bellissimo argomento! Non mi ero mai soffermata alla nostra percezione dei colori e sul lavoro che svolge il nostro cervello quando poniamo la nostra attenzione solo su un determinato colore e avvenimento o situazione! Ora capisco anche perché divano che il nero attira caldo a differenza del bianco che è più fresco! Ora mi è tutto molto chiaro! Grazie mille per questa bellissima spiegazione!

  5. Argomento che approfondisce molti aspetti.Ora mi spiego molte cose.
    Ma come venirne fuori da questa Matrix?

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