Flow – Io creo: cosa ci rende felici?

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Io creo cose, perchè quello che creo ha per me un valore intrinseco.

Non è concetto semplice eppure è qualcosa che attribuiamo alle cose che amiamo fare, è perchè amiamo farle, perchè quell’attività è preziosa per noi in quanto tale.

Ad esempio leggere libri è qualcosa che io faccio che è intrinsicamente prezioso per me, combina la mia sete di informazione alla mia passione della lettura. Quando leggo un libro mi trovo spesso in uno stato di superconcentrazione dove sembra che la mia consapevolezza si fonde con le parole che leggo. E la prossima cosa di cui mi accorgo è che mi sento stordito perchè sono passate ore e mi sono completamente scordato di pranzare.

C’è un termine psicologico per questa sensazione e si chiama Flow.

È  un concetto introdotto da Mihaly Csikszentmihalyi, un professore di psicologia ungherese, quando lui si affascinò a come artisti si perdevano nel loro lavoro.

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Questo, mostra che circa il 30% delle persone intervistate negli Stati Uniti a partire dal 1956 dice che la propria vita è molto felice. Questo risultato non è variato molto, mentre il reddito personale, in una scala che è stata aggiustata per tenere conto dell’inflazione, è più che raddoppiato, quasi triplicato, in quello stesso periodo. Ma si possono trovare essenzialmente gli stessi risultati, cioé che una volta superato un livello di base che corrisponde più o meno a poco più di 1000 dollari oltre il livello minimo di povertà, gli incrementi nel benessere materiale non sembrano influenzare la felicità degli individui. E difatti si può constatare che l’assenza di risorse di base, di risorse materiali, contribuisce all’infelicità, mentre un incremento di tali risorse materiali non la fa aumentare. Dopo aver realizzato che queste realtà effettivamente corrispondevano alla sua esperienza, Mihaly Csikszentmihalyi ha cercato di capire dove, nella vita quotidiana, nelle nostre esperienze normali, ci sentiamo veramente felici.

Mihaly Csikszentmihalyi iniziò ad osservare persone creative, in principio artisti e scienziati e così via, per sapere cosa gli facesse credere che valesse la pena passare la loro vita facendo cose per le quali molti di loro non si aspettavano né fama né fortuna, ma che rendevano le loro vite significative e degne di essere vissute.

 

Quando Mihaly Csikszentmihalyi parlò con pittori, atleti o scienziati tutti loro gli descrissero sensazioni simili di elevato focus, uno dei maggiori compositori di musica americana degli anni 70 lo descrisse così:

 

“Sei in uno stato estatico fino al punto che ti senti come non esistessi. La mia mano sembra priva di me, e io non ho niente a che fare con quello che succede. Io mi siedo soltanto lì in uno stato di soggezione e meraviglia. E [la musica] semplicemente fluisce fuori di me.”

 

Estasi in greco significava semplicemente “stare a lato di qualcosa.” Successivamente divenne essenzialmente un’analogia per uno stato mentale nel quale l’individuo sente che non si trova nella sua ordinaria routine quotidiana. Pertanto, si può considerare l’estasi come un salto in una realtà alternativa. E, se ci si pensa, è interessante notare come, quando si pensa alle civiltà considerate il punto più alto dello sviluppo dell’umanità, sia essa la civiltà cinese, greca, indù, i Maya o gli Egizi, quello che noi conosciamo di queste civiltà sono le loro “estasi”, non la loro vita quotidiana. Conosciamo i templi che hanno costruito dove la gente poteva andare per sperimentare una realtà diversa. Conosciamo i circhi, le arene, i teatri e questi sono i resti delle civiltà antiche, sono i luoghi dove le persone andavano per sperimentare la vita in una forma più concentrata e più ordinata.

Ma il compositore non ha bisogno di andare in un preciso luogo, gli basta un pezzo di carta dove può buttare giù dei piccoli segni ed immaginare nuovi suoni mai sentiti prima in quel preciso ordine. Quando il compositore raggiunge quel punto dove inizia a creare una nuova realtà, quello è un momento di estasi. Entra in una realtà differente.

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Allora, quando un individuo è totalmente assorto in questo processo, estremamente coinvolgente, non rimane abbastanza attenzione per pensare a come si senta il proprio corpo, o ai propri problemi a casa. Non ci si può nemmeno render conto di aver fame, o essere stanchi. La nostra identità sparisce dalla sua coscienza, perché non abbiamo a disposizione abbastanza attenzione, nessuno di noi, per fare veramente bene qualcosa che richiede molta concentrazione ed allo stesso tempo sentire di esistere. L’esistenza è temporaneamente sospesa. Gli psicologi hanno scoperto che la mente di una persona può processare solo una certa quantità di informazione alla volta. Per Mihaly Csikszentmihalyi quel numero è di “110 bit di informazioni al secondo” [lo dice nel suo talk show del 2004]. Può sembrare un sacco di informazione, ma non è così perchè secondo Csikszentmihalyi per sentire e capire un discorso ci vogliono circa 60 bit di informazioni al secondo.

 

Uno studente di Csikszentmihalyi ha intervistato alcuni dei maggiori scrittori e poeti negli Stati Uniti. E un poeta descrive gli stessi sentimenti spontanei e senza sforzo che si provano entrando in questo stato di estasi.

Il poeta dice che è come aprire una porta che galleggia in cielo, descrizione molto simile a quella che Albert Einstein fece riguardo a come lui immaginava le forze della relatività, quando lottava per provare a capire come funzionassero.

 

Era questo riferimento continuo a quest’immagine di essere in un fiume o all’acqua che scorre che diede a Csikszentmihalyi il nome per il fenomeno. E sembra che sia vecchio quanto l’umanità. Fonti storiche suggeriscono che Michelangelo potrebbe essere stato in uno stato di Flow quando pitturava la Cappella Sistina, è riportato che Michelangelo dipingeva per giorni alla volta rinunciando a cibo e riposo. Bruce Lee nel suo libro Tao of Jeet Kune Do dice

 

“Svuota la tua mente. Sii senza limiti, senza forma, come l’acqua.”

 

Tutti possono provare questa sensazione, ma per farlo servono delle condizioni preliminari:

 

1 Devi essere coinvolto in un’attività con degli obiettivi chiari e progresso.

 

2 Il compito in questione deve avere un chiaro ed immediato riscontro.

 

3 Devi esserci un buon equilibrio tra le sfide considerate del compito e le

competenze della persona.

 

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Csikszentmihalyi ha sviluppato un modello per la sua idea e ha un aspetto così.


Sull’asse delle ordinate(y) c’è il livello della sfida e sulle ascisse(x) c’è il livello delle competenze, come si può vedere quando la sfida è molto difficile e le competenze sono molto scarse questo causerà ansia, perchè sai quello che devi fare ma non puoi nemmeno avvicinarti nel raggiungere la cosa.

Solo quando il livello della sfida è molto alto e la persona ha le competenze necessarie si può ottenere uno stato di Flow.

Come il compositore di cui abbiamo parlato prima, il processo per comporre musica per lui è la sua seconda natura perchè lo faceva da anni.

Io leggo libri da 7 anni(è solo un esempio) e ci sono abituato ma come un compositore, un meccanico, un atleta sono costretto a spingermi in nuovi territori, perchè la sfida diventa facile e  ricado in uno stato di controllo(leggere un’altro libro, uno con un linguaggio difficile).

Mentre quando provo a scrivere un racconto mi muovo tra uno stato di apatia e preoccupazione, ci vorrebbero molti più anni a quanto pare, quando le mie competenze saranno in grado di svolgere l’azione titanica di scrivere.

La cosa che voglio dire è che lo stato di Flow è possibile in tante aree dell’esistenza come l’arte, scienza, sport, al lavoro, nella medicina però è importante avere un’estesa devozione per l’azione di creare.

Lo stato di Flow per me è essre in una dimensione tutta nuova fatta di una sostanza bella per quello che è.

Io non so perchè all’essere umano piace fare cose per il loro valore intrinseco ma sono felice di poter provare il piacere di creare.

 

Jaskaran S.

 

 

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5 Commenti

  1. Molto molto interessante..mi è piaciuta molto l’introduzione dove parlavi del denaro e del rapporto con la felicità. E mi è piaciuto molto il concetto di Flow.
    Non so se sono completamente d’accordo del rapporto fra competenze/sfida..perché da un lato mi ritrovò, dall’altro mi capita anche dibimmergermi in uno stato completamente presente anche quando provo a dipingere..ed io non sono per nulla competente in ambito. Forse potrebbe dipendere dal fatto se è un’azione che fai solo per te stesso o anche se poi devi confrontarla con altri.. Mmm non so. Comunque molto interessante! Grazie

  2. Ho trovato questo articolo molto interessante, mi piacciono molto i tuoi articoli,anche questo è pieno di studi e spunti su cui riflettere.

  3. Interessantissimo, grazie per aver condiviso!

  4. Molto interessante ed istruttivo!

  5. È bellissimo questo articolo non sapevo che si chiamasse Flow lo stato che si prova quando si crea. Io senza essere nessuno l’ho provato è veramente uno stato senza tempo e senza spazio dove tutto può succedere e le cose fluiscono nelle tue mani, cioè prendono vita, il bello è che quando inizi non sai cosa nascerà e non puoi sospendere perché è come perdere il flusso. Grazie dell:articolo

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