Perché tornare alla terra? Imparare dalla natura

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In questi ultimi tempi si sente sempre più spesso l’espressione “ritorno alla terra”, vediamo allora di cosa si tratta.
Con questa espressione si fa riferimento al sempre più crescente fenomeno di giovani e persone che per vari motivi, ad esempio la mancanza di posti di lavoro, oppure l’insoddisfazione dovuta alla vita lavorativa e allo stress ad essa legato, tendono sempre più a reinventarsi e a cimentarsi in attività a stretto contatto con la natura, scegliendo quindi di viverla ogni giorno.
Scegliere di intraprendere un’attività nel settore primario (allevamento, azienda agricola e così via) se da un lato può essere una grande scommessa, dall’altro può significare anche riscatto della propria vita.
In questo articolo non voglio soffermarmi sul come avviare una di queste attività, ma su come vivere questa professione e questa esperienza possa influire in maniera positiva sulla nostra vita, come i tanti casi di persone stanno dimostrando.

Vi racconterò la mia esperienza personale, quindi le conclusioni che ne trarrò saranno solo frutto delle riflessioni basate su di essa.
Già a partire dalla mia infanzia sono cresciuto a contatto diretto con la campagna, circondato da uliveti, vigne e orti con verdure di tutti i tipi e colori. Questo quindi ha influito sin da subito nella mia crescita, essendo in un ambiente tranquillo ed isolato dalla fretta cittadina non ho mai avuto a che fare direttamente con la “civiltà” fino alla mia adolescenza e questa è stata per me una fortuna in un certo senso. Per me è normale vedere un cinghiale che razzola nel mio giardino, sporcarmi le mani di terra mentre raccolgo una patata o mangiarmi una mela direttamente dall’albero. Ma questo lo è solo per pochi, al giorno d’oggi tutto ciò sembra quasi strano, da selvaggi o semplicemente qualcosa di brutto, sporco e che fa quasi schifo solo perché si è quasi abituati a credere dalla società che i pomodori crescano direttamente nelle cassette della verdura al mercato o che l’insalata si trovi solo nella busta del supermercato. Eppure tutto questo fa parte della nostra vita, senza non si potrebbe vivere.

Coltivare un terreno secondo me non è semplicemente arare, piantare un seme, far crescere una pianta, coglierne i frutti, mangiarli e digerirli per poi ripetere di continuo questo processo, col solo fine di sopravvivere nutrendosi. Questo è solamente ciò che il consumismo fa vedere: la superficie delle cose, ma non sarà il caso di andare oltre? La vita non è solo quello che si vede e si accetta, c’è tanto, troppo da scoprire.
Nell’ambiente in cui sono cresciuto tutto viene trattato in questo modo, ma finché non ci ho messo le mani non ho potuto comprendere appieno.
Tutto è iniziato quando ho rotto un ramoscello di un albero giocando a calcio, mi dispiaceva di aver rovinato e fatto “del male” alla pianta e così volendo rimediare ho interrato quel rametto, che adesso è cresciuto e diventato un bellissimo albero. In quel momento mi sentivo in colpa, ho cercato di risolvere come potevo e con mia sorpresa la pianta si è poi ripresa, facendomi capire la forza della natura nel perseverare, nel rigenerarsi e nel voler continuare a vivere qualsiasi cosa succeda.
Da lì mi sono appassionato sempre più, qualsiasi pianta a cui si rompeva un ramo la curavo, qualsiasi seme io trovassi finiva in un vaso fino a che poi ho iniziato ad aiutare anche mio padre nel campo.

Capisco quindi chi, stanco della propria vita, cerchi quel qualcosa che gli manca nella calma della natura.

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Già la calma di cui oggi tanto ci dimentichiamo per correre dietro a cose che scappano, viene insegnata ogni volta dalla natura che ce lo ricorda sempre in un modo o nell’altro. Quando sei nel campo a prenderti cura dei tuoi ortaggi non puoi non renderti conto che tutto scorre secondo un suo corso: ogni pianta si prende il suo tempo per crescere, come ogni frutto il suo tempo per maturare ed ogni seme quello per germogliare.
Loro non corrono, non bruciano le tappe o non hanno fretta, ma se tu dai loro prodotti per farle crescere velocemente e produrre tantissimo vedi che qualcosa cambia: le foglie sembrano meno lucide, i frutti anche se di maggiore quantità hanno meno sapore. Proprio come noi che siamo più stanchi per via dello stress e che dobbiamo fare mille cose, che però non vengono come dovrebbero.

Impari quindi a vivere più tranquillamente nel rispetto dei ritmi altrui, a sapere aspettare il frutto, perché sai che quando maturerà sarà splendido e buono. Non è forse questo imparare ad avere fiducia nelle cose? Non è anche questo qualcosa che manca molto al giorno d’oggi?
Nel mentre la pianta va curata, e se non ti impegni nel farlo il risultato con i fatti sarà proporzionato allo sforzo che tu hai impiegato. Curare richiede anche attenzione, saper osservare e capire se qualcosa non va in caso di parassiti o malattie, saper quindi cosa fare ed agire. Capisci allora che se vuoi qualcosa ti devi anche impegnare per ottenerlo, lo devi alimentare ogni tuo giorno aggiungendo qualcosa, prendertene cura ed anche proteggerlo.
Affini quindi il tuo spirito d’osservazione, la tua capacità di rispondere ai problemi ed impari quindi ad essere consapevole di ciò che ti circonda.
Quando arriva il momento del raccolto tutti gli sforzi danno i loro frutti, e ti rendi conto che il tuo impegno è servito a qualcosa, ha creato una cosa buona che puoi condividere e godere con gli altri. Senti la soddisfazione di esserti realizzato e questo è un piacere che ti porta a voler continuare, per non parlare di quando ricevi in ritorno segnali positivi che si concretizzano nel sorriso di chi lavora con te o del cliente a cui hai dato qualcosa che lo ha soddisfatto a tal punto da farlo ritornare da te.
Non tutto è sempre idilliaco, possono capitare raccolti mancati o problemi di vario genere, a volte si deve stringere la cinghia e fa parte del mestiere. Ma in questo si impara a saper reagire, reinventarsi e creare nuove soluzioni ogni volta, se ne esce sempre in qualche modo.

Quindi chi si butta in questa avventura evidentemente è alla ricerca di qualcosa che nella vita odierna manca, quel contatto con qualcosa, quella vitalità e voglia di vita, voglia di crescere ed imparare, voglia di ottenere un qualcosa di concreto che sicuramente avendo a che fare con la natura possiamo trovare, quell’equilibrio che manca.

Secondo me sono questi i principali motivi per cui si è spinti a voler iniziare questo percorso che è capace, se lo si vuole, di dare tanti insegnamenti e soddisfazioni.
Non dobbiamo ovviamente dimenticarci che alla base di tutto questo sono anche importanti la passione e la volontà che mettiamo in gioco, come in qualsiasi altra cosa che facciamo nella nostra vita per renderla piena e ricca.

Mi auguro che questo breve articolo possa essere di aiuto ai lettori nel capire ancora di più ciò che circonda e a poterlo apprezzare ancora di più.

 

Lorenzo S.

 

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7 Commenti

  1. So bene cosa provi, anche io come te ho un vissuto simile, con una famiglia che lavora a contatto con la terra, e della natura mi piaceva osservare i ritmi. Certe cose sembrano immutabili: gli alberi secolari, i fiumi, le montagne… altre invece sono in continuo mutamento: i fiori, i frutti, i semi… a volte mi fermavo a guardare un albero, mentre ero arrabbiato e ce l’avevo col mondo, e lui mi guardava sempre uguale, imperturbabile. Le persone corrono, litigano e si lamentano mentre gli alberi rimangono sempre lì tranquilli, le onde si infrangono sugli scogli e il sole splende nel cielo, come se niente fosse, come un bambino che fa i capricci e gli adulti lo guardano con tranquillità, aspettando che capisca di smettere. A me l’agricoltura in sé non piace come lavoro, ma contemplare la natura è qualcosa di magico.

  2. è una fortuna poter leggere articoli come questo!

  3. I ritmi della città, imposti dalla società, ci stanno allontanando sempre di più dalla natura, dal benessere mentale e dalla gioia di vivere. Grazie per la tua testimonianza, spero che spingerà chi legge questo articolo a cercare di riempire quel vuoto che sentiamo dentro tornando più vicini alla Terra.

  4. Mi ritrovo perfettamente nelle tue parole!
    Sono una ragazza di 20 anni vissuta in campagna, alle superiori ho fatto l’agraria e ora sto continuando questo tipo di studi all’università. È un percorso stupendo ma purtroppo ci sono persone che lo rovinano. Mi ricordo che avevo un professore (che dovrebbe vergognarsi di farsi chiamare così) che ci diceva sempre che il biologico non ha senso di esistere, che le energie rinnovabili sono inutili e cose di questo genere. Ci sono ancora moltissime persone che la pensano così.. il mio compito oltre che studiare e apprendere il più possibile nozioni sul mondo naturale, è anche cercare di far cambiare idea a queste persone. La maggior parte delle volte è come parlare a un muro, però sento che devo farlo, non mi importa se sono una contro mille, io rispetterò sempre il mondo in cui sono nata questa volta e mi batterò affinché tutti lo capiscano!

  5. L’ambiente rurale mi ha sempre affascinato, sebbene non abbia mai provato particolare attrazione verso il lavoro che descrivi. Tuttavia non escludo che potrebbe piacermi, anche perchè non ho mai sopportato la frenesia tipica delle metropoli e quando mi trovo in mezzo alla natura mi sento a casa. Non vivo in piena natura ma nemmeno in una grande città e già per questo mi ritengo fortunato 🙂

  6. Che bella la tua passione per le cose che contano in cui sono racchiude profonde verità. Grazie

  7. Io non riesco ad immaginarmi una vita in città. Sono nata in un paesino, giardino e orticello, quattro galline. Abbiamo avuto conigli, capre papere, oche, ho una vasca con le trote e una bellissima carpa giapponese, per me tutto questo è la vita. Il supermercato,lo vedo quando finisco la carta igienica, altrimenti compro tutto da produttori diretti. A volte mi piace una full immersion nel caos cittadino, ma per poco tempo. Il top erano le gite in montagna, nella natura spesso da sola. Camminate che diventavano meditative, in automatico. Facile per me che ci sono nata. Non potrei immaginare una vita diversa. Grazie Lorenzo,per la tua testimonianza

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